martedì 23 aprile 2013

Sine Verbo...


A volte non ti sfama il molto sole;
non si satolla un'anima digiuna..
coi sentimenti stretti in casseruole,
né ti potrà saziar nemmen la luna.
Senti soltanto che alle tue parole
manca l'aroma e un'eco più opportuna.
Vorresti dir ma subito desisti
ché tanto poi sarèbban cose tristi.






venerdì 5 aprile 2013

Occhi rubati alla fotografia.


Ma perché scrivo? (io non ho un riguardo)...
..ché non son pesce o carne né verdura......
troppo in anticipo o così in ritardo....
da mescolare vetta con pianura.
Non ho coscienza e alcuna scienza e guardo...
a certi versi, in caso, per paura:
….timor che questo bel poetàr si sperda...
in rime ben “baciate”.........ma di merda.

In sostanza io scrivo per paura.
Ma non una paura fine a se stessa.......bensì per una paura fine...a me stesso. Cioè: vivo costantemente nel timore di non riuscire ad esprimere con un sistema convincente e convinto quello che provo....quando lo provo e se lo provo. Con ogni probabilità nutro anche la paura di non aver saputo cogliere il sistema più aderente alla mia persona, scegliendo, per esprimermi, il sistema della rima, della misura....e della scrittura in genere. Anzi: direi che tengo molto alla FORMA, alla precisione, all'esattezza del metro che scrivo (se scrivo).....proprio perché temo che la SOSTANZA scaraventata lì sul foglio assieme all'inchiostro....(o passando attraverso i pìppoli nel caso del Pc)..non sia esattamente piacevole....né per l'idea generatrice....né come resa diretta di un'emozione....quando la provo e se la provo.
Forse ho sbagliato a non scegliere la fotografia come forma d'espressione. Comunque non è mai troppo presto o troppo tardi per certe scelte e per certi auto-didatticismi. Ho paura di non riuscire a trasmettere insomma (come fossi un televisore vecchiotto senza un decoder per il digitale terrestre), vivo di quest'ansia, di quest'affanno e poi stranamente perdo i fogli che scrivo e che lì per lì vivo. Strano. Mah......ho una natura bizzarra .....si, bizzarra è la parola che, una volta pesata, risulta più giusta. Una notte di molti anni fa, scrissi una canzone (il testo di una canzone) assieme ad un vecchio istrione cantautore ed anche un po' saltimbanco. Si intitolava (la canzone)...“un gattopardo isterico”. Era una sorta di AVVELENATA pecoreccia e per questo anche più vera, forse. Io infatti sono, ad oggi, uno dei pochi che trova L'Avvelenata (quella originale e signorile)....una sorta di esercizio di stile da poco....(o poco più di poco) di uno che ha tanto tempo ed anche il lusso di sprecarlo. Insomma: in quella canzone, (che assolutamente l'istrione dimenticò alla svelta e non incise), riuscii a spiegare bene questa mia paura e questa mia natura. Infatti ero ubriaco, rosso come un peperone e stanco. Un gattopardo isterico.....ahahaha....roba da chiodi a pensarci! E forse son più gattopardo che isterico, pensa un po'.
Insomma, si parlava di quel cantautore istrionico prima: in fondo, pur in preda all'alcool, credo che non si fosse del tutto scordato dell'idea che generò quel famoso testo; ebbene, in una canzone che ebbe modo di comporre qualche tempo dopo e che trovai il verso di ascoltare, spiegò mirabilmente di quanto si potesse condurre una vita di merda, seppur poetica; di quanto le illusioni letterarie e cantautorali e tipiche della sensibilità espressa in genere, potessero in realtà condurre ad una nobile, gentile e semanticamente corretta....vita di merda. Immaginava addirittura uno scenario in cui l'essere umano non venisse, alla fine del viaggio, interrogato dalla divinità su quante e quali fossero le colpe o le belle azioni commesse in vita....ma venisse solo “assaggiato”. Assaggiato nel senso di assaporato intendo. E proprio come un angus (il bue), che a detta di tutti, conduce una buona vita e che per questo poi risulta particolarmente delicato al palato di chi se lo mangia, così l'essere umano, se avrà condotto una vita mirabile e buona, risulterà gradevole al palato della divinità che in quel modo e solo in quel modo lo giudicherà; lo giudicherà senza che in sua difesa possano giungere delle parole o delle azioni, ma in virtù della qualità della sua vita, appunto, che si sprigionerà direttamente dalle carni dell'anima. Inutile dire che la canzone non ebbe successo...ma che io con quel signore trovai un bel modo di passare la serata. Insomma: se quell'uomo fosse stato De Gregori, oggi, io sarei qui a scrivere che il reuccio della canzonetta ermetica romana mi aveva copiato l'idea mentre ero ubriaco e che ci aveva fatto pure i soldi con quella maledetta “valigia del gattopardo isterico”. Beh....cosa volete? Ognuno viene copiato da chi si merita, si vede. E senz'altro quel cantautore lì era di un metro e mezzo più ubriaco di me e l'unica cosa certa fu che mi scroccò almeno una quindicina di sigarette per scribacchiare una mezza calzetta di canzone che sarebbe rimasta nel cassetto o poco al di fuori. Almeno De Gregori, gl'è capace, un bel sigaro me lo avrebbe offerto lui, che diamine! E quella sì che sarebbe stata una gran soddisfazione, anche se il titolo lo avrebbe cambiato di certo anche lui.
In sostanza io scrivo per paura. La paura di non sapermi o avere il tempo di spiegare.
















giovedì 4 aprile 2013

Stazioni...


Résosi conto alfine dell'ignoto
il Tempo un tempo fece i suoi tarocchi,
e fermò il giro ripianando il vuoto
introducendo date e scarabocchi.

Ma frenò in corsa sopra a una tua foto
e ogni vagone ti fermò sugli occhi.
E tolse gli anni, ognun dalle sue sedi
ma stando attento a “non spazzarti i piedi”...



















lunedì 1 aprile 2013

In Vino meritas?


A chi sul vino vuole ragionare
e a chi scova un bouquet dentr'ogni grappo
io vo' cantar di non esagerare
sentirci “rose” o “muschi” gl'è da guappo.
Ogni sentore non si può inventare, 
fanno eccezione solo l'uva e.......il tappo.
Par che la vigna cresca in un vivaio
par che si cerchi mòre, ma a Gennaio...

Se in ogni tino cerchi un centinaio...
di quei profumi e méni il can per l'aia
sei meno onesto, al fine, d'un notaio
se “VUOI” sentirci afror più che a migliaia.
Dire che un rosso odora di rovaio
vuol dir che sa di sasso il Sassicaia
Ché il vino “barricato"non si sfotte
o poi non vuol sortìre.... dalla botte!